“Continua purtroppo l’uso strumentale delle emissioni filateliche. Il 7 marzo il Mimit ha fatto uscire un francobollo intitolato a Marilena Grill, una studentessa ex componente del Servizio Ausiliario Femminile della Repubblica Sociale Italiana uccisa ai primi di maggio del 1945 a Torino in circostanze inquietanti e ancora in buona parte oscure. Oggi, in contemporanea con un convegno presenziato da una sottosegretaria e da un ministro di Fdi e dal Presidente del Senato loro compagno di partito, è uscito un francobollo intitolato a Sergio Ramelli, un militante dell’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano morto il 29 aprile 1975 per le ferite riportate nell’aggressione perpetrata contro di lui a Milano il 13 marzo precedente da un gruppo di esponenti del movimento di estrema sinistra Avanguardia Operaia.
Allo stesso tempo nonostante le nostre ripetute denunce, anche parlamentari, non si è proceduto a ritirare i francobolli emessi nei mesi scorsi per celebrare il fascistissimo capo squadrista Italo Foschi o l’ultra-antisemita Maffeo Pantaleoni, due scelte che sono state sommerse di critiche e che hanno esposto il nostro Paese a una pessima figura. Senza voler in alcun modo sminuire la fine tragica di Grill e Ramelli, viene naturale stigmatizzare il tentativo di costruire sulla loro morte – senza alcun senso di profondità e complessità storica, e con grossi rischi di indebita politicizzazione della memoria pubblica – un’operazione che viene presentata come neutrale messaggio contro la violenza e l’odio e che sa invece di aperta manipolazione della filatelia a fini di revisionismo storico”. Lo dicono i senatori del Pd Dario Parrini, Andrea Martella e Andrea Giorgis.
“Sono il piano e le modalità di intervento scelto ad essere sbagliate – proseguono i senatori dem – perché allora non emettere insieme al francobollo Grill un francobollo dedicato ai Martiri del Sacrario del Martinetto eretto a Torino in Corso Svizzera nell’ex poligono di tiro dove tra il 1943 e il 1945 oltre 60 partigiani vennero fucilati legati a una sedia con le spalle rivolte al plotone d’esecuzione? O perché non emettere insieme al francobollo per Ramelli un francobollo per Alberto Brasili ucciso a coltellate da militanti neofascisti, anche lui a Milano, il 25 maggio 1975? La fine della seconda guerra mondiale e dell’inferno del nazifascismo in Italia da una parte, come anche la stagione degli Anni di Piombo segnata da una lunghissima sequela di attentati e di stragi, sono vicende storiche cruciali che meriterebbero di essere trattate con sistemi diversi e meno grossolani rispetto a questa specie di ‘pacificazione postale’: andrebbero trattate con ben altro equilibrio, ben altra compostezza e ben altro spirito istituzionale. La costruzione di un passato a senso unico a colpi di interventi nei ‘teatri della memoria’ è sempre più imbarazzante e inquietante”.