‘In questi mesi abbiamo lavorato duramente per cercare di mediare tra le posizioni del Governo e quelle della minoranza: nel Ministro Boschi abbiamo registrato una crescente possibilità di dialogo e la disponibilità ad un cambiamento anche profondo dell’impianto della riforma; siamo convinti che la nostra azione di ‘mediazione’ e l’impegno dei relatori stiano, effettivamente, contribuendo a raggiungere una soluzione soddisfacente. Lo dichiarano Camilla Fabbri, Francesco Russo, Massimo Caleo, Stefano Vaccari, Rosanna Filippin, Stefano Esposito, alcuni dei 25 senatori ‘facilitatori’ che nelle scorse settimane erano intervenuti per chiedere al Governo profondi cambiamenti nella bozza di legge costituzionale.
‘Ci piace ricordare – aggiungono – che, fin da subito, mostrammo perplessità non sulla necessità e l’opportunità di riformare le nostre Istituzioni, bensì su alcuni contenuti che ritenemmo di voler modificare con un approccio legato al dialogo ed al confronto. Per questo la scelta dell’autosospensione da parte dei nostri colleghi ci stupisce: è un gesto che manda un segnale sbagliato, non aiuta le riforme e mette a rischio il lavoro di mediazione e di miglioramento del testo base da cui si è partiti in commissione’.
‘Nessuno in questi mesi ha mai impedito il confronto e la critica – sottolineano – chi dice il contrario è smentito dai verbali delle nostre assemblee e da decine di pagine di giornali e di interviste televisive. Ai tredici senatori, ma soprattutto a Corradino Mineo, vorremmo ricordare, però, che in una comunità si accettano le decisioni della maggioranza e con senso della responsabilità si prende atto che tenere in scacco una riforma significa rischiare di tenere in scacco l’intero paese solo perché si crede pregiudizialmente di avere ragione’.
‘Di una cosa siamo certi – concludono i senatori Pd – soprattutto dopo il voto del 25 maggio, i cittadini che stanno chiedendo a gran voce un cambiamento profondo, questo rallentamento non lo capiscono, non lo accettano e non ce lo perdonerebbero’.
‘Ci piace ricordare – aggiungono – che, fin da subito, mostrammo perplessità non sulla necessità e l’opportunità di riformare le nostre Istituzioni, bensì su alcuni contenuti che ritenemmo di voler modificare con un approccio legato al dialogo ed al confronto. Per questo la scelta dell’autosospensione da parte dei nostri colleghi ci stupisce: è un gesto che manda un segnale sbagliato, non aiuta le riforme e mette a rischio il lavoro di mediazione e di miglioramento del testo base da cui si è partiti in commissione’.
‘Nessuno in questi mesi ha mai impedito il confronto e la critica – sottolineano – chi dice il contrario è smentito dai verbali delle nostre assemblee e da decine di pagine di giornali e di interviste televisive. Ai tredici senatori, ma soprattutto a Corradino Mineo, vorremmo ricordare, però, che in una comunità si accettano le decisioni della maggioranza e con senso della responsabilità si prende atto che tenere in scacco una riforma significa rischiare di tenere in scacco l’intero paese solo perché si crede pregiudizialmente di avere ragione’.
‘Di una cosa siamo certi – concludono i senatori Pd – soprattutto dopo il voto del 25 maggio, i cittadini che stanno chiedendo a gran voce un cambiamento profondo, questo rallentamento non lo capiscono, non lo accettano e non ce lo perdonerebbero’.