“Neanche 24 ore dopo il suo insediamento, Donald Trump già prende a picconate la stabilità economica globale. Tra i tanti accordi internazionali da cui si tira indietro, come gli accordi di Parigi sul clima, ci sono anche quelli sulla tassazione globale, ottenuti dopo molti anni di difficile e delicato lavoro di compromesso. Senza un attore importante come gli Stati Uniti, questi accordi rischiano di restare vani.
Con le grandi aziende che diventano sempre più globalizzate, le uniche soluzioni per garantire equità sociale sono quelle di cooperazione internazionale: se cittadini e imprese italiane utilizzano software e servizi esteri, generando profitti per i loro proprietari, non dovrebbero pagare le tasse su quei profitti in Italia? Contribuendo a sostenere il sistema Paese che consente loro di accumulare quegli stessi profitti.
Invece vince un meccanismo di isolazionismo che porta a una corsa al ribasso sulla tassazione, cioè di Paesi che competono tra loro per attrarre le multinazionali con aliquote sempre più basse. E così le multinazionali pagano sempre meno, sempre altrove, mentre i cittadini e le piccole imprese devono sostenere con le loro tasse sul reddito una quota sempre maggiore della spesa pubblica.
Questo nazionalismo di facciata farà male in primis agli Stati Uniti, che rischiano di vedere le loro aziende cercare tassazioni più basse all’estero. Ma farà male anche all’Italia, dove le disuguaglianze crescono sempre più e tante grandi imprese scelgono di spostare la loro sede legale all’estero.
Chiediamo alla Premier Meloni: è questo l’interesse del Paese che lei vuol fare con i suoi alleati esteri? Rendere l’Italia un utente pagante di servizi che arricchiscono pochi miliardari stranieri a danno dei cittadini e delle imprese italiane”? Così la senatrice Cristina Tajani, capogruppo Pd in commissione Finanze.