Walter Verini, senatore dem, lei è tra i quattro parlamentari che ha fatto visita ad Alfredo Cospito. Per questo siete stati accusati dalla destra, e il Pd nel suo insieme, di “collusione con i mafiosi”. A lei la replica.

E stata una cosa ignobile. Lo avete scritto anche voi: nel nostro dna stanno figure come Piersanti Mattarella e Pio La Torre. Nei nostri gruppi parlamentari sono state personalità come Sabina Rossa, Olga D’Antona, Giovanni Bachelet, Paolo Bolognesi, Presidente dell’Associazione Vittime della strage di Bologna… Ne risponderanno in tutte le sedi. Insulti ancora più gravi perché lanciati in aula da Donzelli, rivelando dialoghi tra Cospito e mafiosi “non divulgabili” (Dap) o a “diffusione limitata” (Nordio) che gli aveva passato il suo amico sottosegretario Delmastro. Un capolavoro. In un colpo solo: vanificato il senso del 41bis; diffuso dialoghi che teoricamente avrebbero potuto avere anche un rilievo per indagini; dimostrato senso delle istituzioni pari allo zero e usato atti riservati per manganellare il Pd e l’opposizione. E il sottosegretario il giorno dopo ha reiterato, parlando di “inchino ai mafiosi” da parte dei parlamentari Pd. Sì, devono lasciare i loro incarichi. La parte penale della vicenda è un aspetto serissimo, collaterale. Nasce da un esposto del deputato Bonelli (cui sono stati di fatto negati gli atti della vicenda, pur avendone fatto richiesta di accesso, a ulteriore dimostrazione del modo a- istituzionale in cui Donzelli ne è entrato in possesso). Sarà la magistratura a stabilire se si siano anche consumati reati. Ma non è ovviamente basata sul piano penale la richiesta delle loro dimissioni, sostenuta da tutta l’opposizione unita, a dimostrazione dell’enormità della vicenda.

La presidente del Consiglio ha preso le difese sia di Donzelli sia di Delmastro.

Giorgia Meloni, coprendoli, si è mossa da capo di partito, non da presidente del Consiglio. E ha lanciato allarmi circa la sicurezza nazionale. Questo Paese ha sconfitto il terrorismo e dato colpi alle mafie con l’unità delle forze costituzionali e delle forze sociali. Lei avrebbe dovuto far chiedere scusa e far dimettere da incarichi delicatissimi i suoi due fedelissimi. E poi venire in Parlamento e rafforzare l’unità delle forze democratiche contro eventuali rischi per lo Stato. Ha fatto il contrario. Richiamo della foresta elettorale o semplice richiamo della foresta? In ogni caso ha perso credibilità istituzionale. E forse non é lontano dal vero chi ha sostenuto che questo cinico attacco ai danni dell`opposizione, raver montato un caso inesistente sia servito a nascondere i magrissimi risultati e gli errori dei primi cento giorni di governo.

Che destra è quella che annovera nelle sue file Donzelli, parlamentare di Fratelli d’Italia, e Delmastro, nella squadra di governo?

E una destra che fatica ad emanciparsi da certe radici delle origini. Rivendicano di poter tenere i busti di Mussolini. Indossano magliette di gruppi neonazi che inneggiano a Priebke. Spuntano proposte da “libro e moschetto”…. Penso anchio che la Meloni non sia una minaccia fascista. Ma il giorno in cui questa destra – come ha scritto Stefano Cappellini – riuscisse a mettere in prosa, nel cuore e nella testa, lo straordinario monologo di Roberto Benigni a Sanremo, sarà un giorno importante per il Paese.

Titola questo giornale “La rissa è su Donzelli. Ma del 41-bis non frega niente a nessuno”.

Il riferimento è alla sospensione del 41bis per Cospito in modo da evitare la sua morte. Siamo andati da Cospito perché colpiti dall’appello di personalità di grande spessore. Nessuno deve morire in carcere. Ne muoiono fin troppi, suicidi. Ho compiuto da parlamentare una sessantina di visite in carcere e ho toccato con mano queste realtà. E neanche Cospito deve morire. Perché è una persona. E perché, se malauguratamente avvenisse, la sua morte ne farebbe un martire, che potrebbe rappresentare un detonatore per proteste, attentati, da parte di anarco-insurrezionalisti. Quando il 12 gennaio siamo usciti da Bancali, verificate le sue condizioni di salute anche con i medici del carcere e la conferma dei reali rischi, ci siamo rivolti a Nordio perché al più presto valutasse la situazione e lo spostamento del detenuto in un carcere dotato di un adeguato centro medico-sanitario. Lo ha fatto venti giorni dopo, con il Dap, inviando Cospito ad Opera. Se lo avesse fatto venti giorni prima probabilmente la tensione, almeno su questo punto specifico, si sarebbe allentata. Quanto al 41 bis per Cospito, ritengo giusto che un
ministro della Giustizia decida sulla base dei pareri degli organismi antimafia e antiterrorismo preposti, circa persistenza e attualità di contatti esterni, capacità di ricevere e veicolare messaggi, indicazioni. Maria Cartabia non decise di testa sua. E oggi penso che la decisione di Nordio, che ciascuno può valutare come crede, sia avvenuta sulla base di analoghi pareri, compreso quello più articolato del Procuratore nazionale Melillo. La penso cosi.  Ma non trovo scandaloso che personalità come Manconi, Ciotti, Flick, Cacciati, Caiazza e altri, o personalità politiche anche del Pd (da Orlando a Provenzano) abbiano sollevato interrogativi. Oppure Donzelli e Delmastro considerano anche questi fiancheggiatoti della criminalità organizzata? E considerano tali anche i membri della Consulta che, giustamente, intrapresero un viaggio nelle carceri andando a parlare con detenuti, compresi quelli al 41bis? Per non parlare delle decine di parlamentari del centro-destra che negli anni (come ha ricordato la trasmissione Di Martedì) sono andati a trovare condannati per gravi reati di associazione mafiosa. Nessuno di noi si è mai sognato di dire che fossero andati a “fare l’inchino”!

E sul 41-bis?

In generale, penso che il 41 bis debba essere mantenuto. Come misura per evitare quei contatti con l’esterno di cui dicevamo. E stato ed é uno strumento di grande importanza nel contrasto alle mafie. Allo stesso tempo non penso che i richiami della Corte Europea dei diritti dell’uomo e della stessa Corte Costituzionale debbano essere ignorati. Così come le opinioni di un Gherardo Colombo, di altre personalità democratiche. Il 41 bis non è né deve essere pena accessoria, o aggravante di afflizione ma, appunto, una misura. Da applicare con serietà e senza disumanità. Lo Stato democratico non é sullo stesso piano dei criminali, fossero anche i più efferati. Un equilibrio tra tutela della sicurezza pubblica, certezza della pena, umanità dei trattamenti non è semplice da raggiungere. Spesso il clima dell’opinione pubblica condizionale forze politiche. Per questo nel dibattito pubblico, nel confronto politico-parlamentare penso che sarebbe necessario davvero chiudere quella troppo lunga fase degli “opposti estremismi”. Il populismo giudiziario da una parte e il garantismo a corrente alternata dall’altra hanno fatto e fanno tuttora danni enormi. Sia ai fautori di un rigore a favore della legalità, del rispetto delle regole, della lotta alle mafie e alla corruzione, sia a chi si batte, per dire, per il rigore a favore dei “presunti non colpevoli”, per il rispetto delle garanzie. contro le gogne mediatiche, la sfida è tenere insieme queste cose, con serietà, rispettando la Costituzione. Essere determinati nella lotta alla corruzione non è, non deve essere contraddittorio con l’essere determinati nel rispetto delle garanzie. E’ un tema che il Pd, la sinistra e in generale le forze democratiche debbono affrontare seriamente.

Da dove cominciare?

Il terreno non può essere quello di Nordio e di questa destra. Proclami e interviste, poi decreto anti rave, and Ong. Aumento della circolazione del contante con rischio di aiutare il riciclaggio. Allentamento dei paletti antipenetrazione criminale nel codice degli appalti. Rifiuto di prorogare la possibilità di dormire fuori del carcere per detenuti semiliberi che già da due anni lo facevano. Minaccia di colpire le intercettazioni come strumento di indagine per gravissimi reati. Pulsioni da “buttiamo via la chiave”. No, non è questo il terreno. Per me è quello di continuare ad applicare sul campo riforme approvate durante la stagione del governo Draghi. Fare un grande patto tra tutte le componenti della giurisdizione (Magistratura, Avvocatura) e Accademia per questo, per correggerne limiti e criticità. Andare oltre, in un clima collaborativo che isoli gli “opposti estremismi”, favorisca l’auto rigenerazione della Magistratura, anche con strumenti di riforma costituzionale (per esempio l’Alta Corte), ma evitando di sventolare totem divisivi e, francamente, solo simbolici. E avere la forza di una riforma dell`ordinamento penitenziario, per applicare davvero l’articolo 27 della Costituzione. Sarebbe un Paese più civile e anche più sicuro.


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