“Siamo contrari” alla riforma della
giustizia. Se servisse “a risolvere i problemi della giustizia,
ad accelerare i processi, a smaltire gli arretrati, a dare
risposta ai cittadini, discutiamone”. Ma “è un provvedimento che
divide, pasticciato, fatto male”. Lo dice Walter Verini, senatore
Pd, a margine del convegno ‘Separati o divisi – Riflessioni sul
ddl governativo sulla separazione delle carriere’, organizzato
dall’Associazione Nazionale Forense e UniMarconi. Introduce Luigi
Ludovici, avvocato, professore associato di diritto processuale
penale Usgm. Modera Giampaolo Di Marco, avvocato, segretario
generale Associazione Nazionale Forense.
“L’ha detto bene Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio: di fatto la separazione già c’è ed è nella Cartabia.
Che bisogno c’è della riforma? In realtà, secondo noi si vuole
dare un po’ un colpo alla magistratura, alla sua indipendenza”,
puntualizza Verini, secondo il quale, “ammesso che la riforma
vada avanti, c’è il rischio di rendere poliziesca la figura del
PM. Mentre oggi il PM, per sua natura, deve cercare la verità
processuale, le prove a carico, ma anche le eventuali prove a
discarico. Invece mettere solo sul piano poliziottesco, direi più
che poliziesco, la figura del PM rischia alla fine perfino di
danneggiare il cittadino per il quale vige la presunzione
d’innocenza”.
Quindi, aggiunge il parlamentare del Pd, “pensiamo che il
provvedimento sia sbagliato anche per altri contenuti, per
esempio il sorteggio per eleggere i membri del CSM: sembra che la
magistratura e i magistrati non abbiano la forza, la capacità di
scegliere, tra virgolette, i migliori. Non è vero che uno vale
uno, come un sorteggio potrebbe lasciare prefigurare”.
Quindi, conclude Verini, “il provvedimento secondo noi è un
po’ bandiera, come bandiera sono l’Autonomia differenziata per la
Lega e il premierato per la Meloni. Questo lo è per forza Italia,
lo volevano sbandierare prima delle elezioni. Mi auguro che né
questo provvedimento né gli altri due vedano la luce”.