‘Il 95% del Gruppo è favorevole, conto sull’unanimità scioglieremo il nodo eleggibilità in pochi giorni’
«Siamo a un passo dall`intesa. Un fatto storico. E cercherò a tutti i costi di portare il gruppo compatto a sottoscriverla». Parola di Luigi Zanda, capogruppo dei senatori del Pd, che in queste settimane ha avuto il suo bel da fare per convincerli ad autosopprimersi come parlamentari. «Durante la giornata la fatica non la sento, ma alla sera dopo ore di discussioni e di lavoro, riconosco di sì», confessa il capogruppo nel suo studio con alle pareti due foto di Berlinguer e Moro. Aggiunge: «Se penso che si era partiti con le metafore sui tacchini che non vogliono finire in pentola…, di strada ne abbiamo fatta. Adesso il 95 per cento del nostro gruppo è a favore della riforma, e conto di portarcelo tutto».
Presidente Zanda, c`è questo accordo sulla riforma del Senato?
«Sì, ed è a buon punto. D`altronde, il Pd è l`architrave di questo Parlamento, senza il Pd nessuna riforma può essere fatta. E il Pd è vicino all`unità, grazie al lavoro e alla determinazione del segretario-premier, e grazie anche alla sensibilità e responsabilità di ogni singolo senatore del gruppo».
Ma Renzi ha dovuto minacciare di andarsene se non si arriva a un`intesa.
«Come tutti, Renzi ha qualità e limiti. Considero una sua bella qualità la schiettezza e la franchezza. Senza le riforme, la sua impresa politica fallirebbe, lui lo ha constatato e nell`assemblea nessun senatore si è scandalizzato. Anzi».
I punti principali di questo accordo?
«C`è unanimità sul superamento del bicameralismo; poi su un`unica Camera che dà la fiducia; su un Senato diverso dall`attuale».
Diverso come?
«I componenti, intanto, devono essere la metà. Il nuovo Senato interverrà assieme alla Camera su riforma della Costituzione e leggi elettorali. E sarà luogo di sintesi tra i territori e lo Stato centrale, chiudendo un percorso lasciato incompiuto all`atto dell`istituzione delle Regioni. E poi c`è un`altra cosa importante che è tuttora oggetto di dibattito».
Dica.
 «Si sta discutendo, ed è probabile che alla fine passi, che il presidente della Repubblica venga eletto ín seduta comune tra la Camera e il nuovo Senato ma a maggioranza richiesta dei due/ terzi, questo per evitare che siano le maggioranze politiche del momento a eleggersi il proprio capo dello Stato».
A questo punto, che fine dovrebbe fare la proposta del senatore Chiti?
«Il punto centrale della sua proposta riguarda la modalità di no. mina dei senatori: di primo o di secondo grado? E` un aspetto delicatissimo, ancora non definito ín modo completo. Le ipotesi sul tappeto sono tante, Renzi ha avanzato l`idea che sia ogni Regione a indicare la propria modalità, le bocce non sono ancora ferme. La prossima settimana andremo al chiarimento definitivo sul punto».
Zanda, come presidente del gruppo democrat, come la pensa in materia di eleggibilità o meno dei senatori?
«L`eleggibilità com`è adesso non è coerente con una riforma che esclude per il Senato la funzione di Camera politica. Se si elegge il Senato a suffragio universale, è logico che debba poi votare la fiducia. Ma non è quello cui stiamo puntando e lavorando».
I tempi di approvazione saranno lunghi?
 «All`assemblea del gruppo i senatori hanno tutti condiviso che il dibattito in aula non deve essere influenzato dall`asprezza della campagna elettorale. Quindi: ci sarà l`approvazione in commissione entro il 25 maggio, poi si andrà in aula».
Regge l`accordo con Forza Italia?
 «Credo che nessuno abbia interesse a sfilarsi da una riforma che è richiesta e attesa da tutto il Paese. E comunque, c`è una maggioranza ben precisa di governo. E c`è una maggioranza per le riforme più larga».
Quindi niente maggioranze diverse e alternative.
«Le riforme, e in particolare quelle costituzionali, vanno approvate con una maggioranza la più larga possibile, senza escludere nessuno in partenza, salvo quelli che si autoescludono, come il Movimento Cinquestelle».

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