Per sviluppo serve potere legislativo efficiente e durata governi. Regole gioco si cambiano insieme, nel 2001 e nel 2005 si sbagliò
‘Il nostro sistema pubblico ha bisogno di riforme finalmente realizzate, non solo immaginate’. Così il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda dichiara il voto favorevole del gruppo al ddl di Riforma Costituzionale. E continua: ‘Il voto dei senatori del Partito Democratico poggia sulla consapevolezza che la soluzione della drammatica crisi italiana è così lunga e così complessa perchè abbiamo non solo un’economia debole, ma anche istituzioni vecchie, un sistema politico malato, amministrazioni pubbliche inadeguate’. ‘Il nostro Stato è fragile e sono fragili le sue articolazioni, dal Parlamento al Governo, dalla giustizia al fisco, dai lavori pubblici alla scuola. Dobbiamo passare dalla recessione allo sviluppo e battere la disoccupazione. Ma non lo potremo mai fare se non saremo capaci di difendere la nostra democrazia e di renderla più efficiente, se non ci doteremo di una macchina pubblica in grado di competere sul piano internazionale’. ‘Dicono che alla Merkel, a Cameron, Hollande e Juncker non interessi nulla della riforma del Senato. E’ un’affermazione discutibile. E’ però sbagliato – continua Zanda – pensare che i leader europei non sappiano che l’Italia è l’unico paese dell’Unione ad avere ancora un bicameralismo paritario e che questa condizione è un ostacolo serio alla nostra capacità decisionale. Potere legislativo efficiente e durata dei governi sono le precondizioni minime per lo sviluppo. Non è un caso che il Senato, dove non è mancato il dissenso, sia unanime su un punto fondamentale: il bicameralismo perfetto deve finire. Su questo passaggio, che è il cuore della riforma, ci siamo ritrovati pressocchè tutti. Ci siamo divisi sul ‘come’ il bicameralismo paritario debba essere cambiato, non sul ‘se”. Il presidente del Pd al Senato sottolinea infine che le riforme ‘saranno approvate da un consenso più largo della maggioranza di governo. Così deve essere perchè le regole del gioco non si modificano senza interpellare tutti, senza chiedere a tutti di partecipare. Il centro sinistra nel 2001 e il centro destra nel 2005 fecero da soli e sbagliarono. Il Pd è impegnato a non ripetere l’errore e, in questo spirito, intende anche operare sottoponendo le riforme ad un referendum confermativo’.

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