«Abbiamo riscontrato numerose violazioni delle garanzie dei detenuti». Lo rivela a ‘l`Espresso’ Luigi Manconi, senatore e presidente della commissione Diritti umani molto critico sul metodo di applicazione del regime speciale di reclusione.
Senatore, il 41 bis è una misura eccezionale diventata regola nella lotta Manconi: troppe violazioni dei diritti di Giovanni Tizian alla mafia. Eppure… «È un regime straordinario per situazioni di emergenza. Dovrebbe, quindi, terminare una volta esaurita – fosse pure tra mille anni – l`eccezionalità del fenomeno. Si è scelto, invece, di rendere fisiologica e accettabile una forma particolarmente pesante di reclusione».
In cosa consiste davvero questo regime?
«La verità è che il 41 bis non dovrebbe costituire un regime crudelmente ai-nativo, ma perseguire uno scopo strumentale: impedire la relazione tra il detenuto e l`organizzazione criminale. Si pensa, invece, che tanto più alto è il profilo delinquenziale del detenuto, maggiore deve essere la durezza della pena. Tutte le misure finalizzate a impedire quel collegamento con l`esterno sono legittime, ma non quelle che rendono più intollerabile la pena. Per quale motivo, ad esempio, viene ridotto il numero di quaderni acquistabili o viene impedito di dipingere nella propria cella? E perché mai i dieci minuti di incontro col figlio minore vengono sottratti all`ora mensile di colloquio con i familiari? Queste sono misure inutilmente persecutorie».
La commissione dei Diritti umani che lei presiede si sta occupando proprio del carcere duro.
«Abbiamo riscontrato numerose violazioni di diritti. La Commissione verifica la coerenza della sua applicazione con leggi e regolamenti. Tuttavia, ricordo che un magistrato come Gherardo Colombo ne contesta la costituzionalità. Il diffuso populismo penale, però, impedisce una serie discussione sul tema. Lo Stato d`eccezione, prodotto dalle stragi mafiose, si è fatto permanente e si presume come eterno».

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