Caro direttore, ho letto con vivo interesse il tuo intervento di domenica sull`incredibile caso Sogin nel quale hai avuto la bontà di citare l`interrogazione che, con i colleghi Tomaselli e Manassero, ho presentato al Ministero dello Sviluppo economico, in quanto soggetto vigilante, e al ministro dell`Economia, in quanto azionista della società pubblica per lo smantellamento dei siti nucleari.
Giustamente censuri l`insufficienza dei controlli sullo stato di avanzamento dei lavori che la Sogin deve fare e che vengono finanziati dai consumatori di energia elettrica direttamente nella bolletta. Tale insufficienza è tanto più grave in quanto già un anno fa la Commissione Industria del Senato aveva dato l`allarme sui ritardi che la Sogin andava accumulando rispetto agli obiettivi conclamati.
Lo aveva fatto sulla base del confronto tra i business plan pluriennali, via vja rivisti al ribasso, e i rendiconti, ogni volta deludenti, che il consiglio di amministrazione della Sogin riusciva ad avere, non di rado a fatica, dall`amministratore delegato, Riccardo Casale. Questo esercizio avrebbe dovuto essere svolto dal ministero vigilante in via ordinaria così da mettere il ministero azionista davanti alle proprie responsabilità.
La Commissione è intervenuta nell`autunno scorso pressoché per caso. Aveva convocato l`ad nel quadro delle audizioni dei vertici delle società a partecipazione statale da poco rinnovati in questa legislatura. E il dottor Casale aveva in quell`occasione ridimensionato drasticamente gli obiettivi e i risultati che nemmeno tre mesi prima aveva preannunciato con clamore mediatico non richiesto. L`evidente debolezza delle argomentazioni indusse la Commissione a sentire il presidente del Consiglio di amministrazione, Giuseppe Zollino, che invece diede informazioni e spiegazioni precise e sensate. La documentazione relativa, per chi avesse dubbi, è agli atti del Senato.
Dopo segnalazioni verbali senza seguito, un folto gruppo di senatori della Commissione di diverso colore politico scrisse ai ministri Guidi e Padoan per avvertirli del problema Sogin individuato nelle carenze gestionali, ossia nell`inadeguatezza dell`Ad tanto più preoccupante quanto più era ormai prossima la definizione del sito del Deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Ricordo comunque, al di là del Deposito, che la semplice conservazione in sicurezza dei siti nucleari costa 70 milioni l`anno. Prima si smantellano e prima questo costo cessa.
 Purtroppo in questi dodici mesi la cronaca dei ritardi ci ha dato ragione. E ora chi vigila deve saper sceverare chi fa che cosa. Non va bene dire che di notte tutti ì gatti sono grigi, e cioè che l`Ad e il resto del Consiglio, presidente compreso, sono uguali. Se si accende la luce si vede che un gatto è grigio e l`altro è bianco. Del resto, la stessa lettera di dimissioni dell`Ad suona a conferma della sua inadeguatezza, anche sul piano procedurale. Invece di scrivere al presidente del Consiglio di amministrazione, che assegna e ritira le deleghe, e per conoscenza ai ministri, il dr. Casale ha indirizzato la lettera ai soli ministri. Che senso ha se non quello di alzare un polverone restando ancora in carica, e dunque sperando in una riconferma ovvero sperando di trascinare tutti nel gorgo?
Nell`interrogazione i senatori Tomaselli, Manassero e chi scrive non mettono solo in risalto la scarsa credibilità delle ultime promesse del dr. Casale, ma anche chiedono al governo se sia a conoscenza di una serie di episodi specifici che consentirebbero di distinguere il gatto grigio da quello bianco. Nella gestione delle aziende, così come nella vita, talvolta emergono contrasti fra due torti o fra due ragioni. Ma più spesso capita che un soggetto abbia ragione e un altro torto. Il caso Sogin appartiene a quest`ultima, banale, diffusa casistica.

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