“Boris Pahor e io stavamo presentando la sua opera in una libreria
del centro di Milano, Fabio Fazio era presente tra il pubblico
e ha invitato Pahor al suo talk show Che tempo che fa. Pahor
accettò l’invito alla condizione che fosse preceduto da un
racconto sul lager e di poter parlare della violenza fascista contro gli sloveni
costieri: il programma fu visto da quattro milioni di spettatori
e dopo decenni Pahor entrava nella scena italiana dal cancello
principale, tra la meraviglia di critica e media”. Lo ha detto
oggi all’Europarlamento di Bruxelles la senatrice Tatjana Rojc
(Pd), intervenendo a una tavola rotonda con ospiti da Trieste,
Ljubljana e Parigi, promossa dall’eurodeputato sloveno Matjaž
Nemec (S&D) nel primo anniversario della morte dello scrittore
triestino Boris Pahor.
Sottolineando che “è estremamente complicato con Pahor
stabilire una distanza tra l’uomo e lo scrittore, tra lo
scrittore e la sua storia di vita”, Rojc ha ricordato la firma
dell’ultimo e definitivo documento per restituire la proprietà
del Narodni Dom alla comunità nazionale slovena, alla presenza
del presidente Sergio Mattarella: “Pahor mi ha confidato di aver
visto questo atto come un riconoscimento storico della violenza
fascista da parte del massimo rappresentante dello Stato
italiano. E che ora lui stesso poteva dirci addio”.


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