Intervento in Libia non fu atto du atolesionismo
‘Non condivido la nostalgia per Gheddafi, espressa da Pier Ferdinando Casini, in particolare quando afferma che aveva ragione Berlusconi e che l’intervento in Libia si è rivelato un atto di autolesionismo’.
Così su Facebook il vice presidente dei senatori del Partito democratico Giorgio Tonini commenta l’intervista del presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama sulla Repubblica di oggi.

‘A parte il fatto che la partecipazione italiana a quell’intervento è stata decisa dal governo Berlusconi – sottolinea l’esponente pd – con Frattini ministro degli Esteri e Larussa della Difesa, non si deve dimenticare il contesto in cui si è svolta la missione militare europea: un contesto di rivolta popolare, sfociato in una guerra civile, nella quale Gheddafi stava utilizzando l’aviazione militare contro il suo stesso popolo. Già, perché erano i libici che volevano liberarsi del dittatore, non noi europei, che potevamo solo deciderci se dare una mano agli insorti, che imploravano il nostro aiuto, o stare a guardare Gheddafi che, grazie alla supremazia aerea, stava riconquistando il controllo della situazione. Quando gli europei decisero di intervenire, peraltro con l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, Gheddafi stava per riprendersi Bengasi: ed era chiaro che la capitale della Cirenaica sarebbe stata teatro di un immane bagno di sangue’.

‘Oggi la situazione è gravissima, alto è il rischio che divenga incontrollabile, in modo irreversibile. Ma c’è anche un parlamento eletto, poche settimane fa, che ha chiesto all’ONU una presenza anche armata per la stabilizzazione. L’Italia, ha detto più volte il governo, è pronta a fare la sua parte in questo senso. Bisogna dunque guardare avanti, non indietro’.

‘Quella verso la libertà è una strada lunga, tortuosa e spesso accidentata – conclude Tonini – è l’unica degna dell’umanità. Ed è anche l’unica che porta verso la pace’.

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