“Franco Marini è stato una grande personalità, un grande uomo. Grande per l’acutezza della sua intelligenza, per la coerenza, per la capacità di ascolto, per l’umanità. Ha avuto grandi responsabilità che ha svolto sempre con i piedi per terra, con la stessa cordialità burbera con cui si rivolgeva sia ai grandi della terra sia agli umili che stavano più giù di lui.
In politica e nel sindacato si è battuto per l’unità. In questi giorni, gli sarebbero piaciuti i ripetuti richiami all’unità del presidente Draghi e certamente gli avrebbe fatto i suoi auguri più sinceri di buon lavoro. E avrebbe anche pensato che oggi, nel governo e nel sindacato, c’è chi possiede le qualità necessarie per raccogliere il testimone di una stagione che ha avuto in lui un vero campione. Franco Marini era un “hombre vertical”, un uomo con la stessa schiena dritta del suo maestro Carlo Donat Cattin. Alla Presidenza del Senato ha governato i nostri lavori con quell’autorevolezza che, per chi siede in quella poltrona, viene prima del Regolamento e della capigruppo. Chi lo ha incontrato da ministro della Repubblica, ne ricorda la mano ferma, la capacità di lavoro, la lucidità delle scelte.
Chi ha fatto politica con lui ricorda la forza con cui, in mezzo alle infinite divisioni di un’area politica nascente, sapeva difendere i principi dell’unità e lottare per i valori in cui credeva.
Oggi possiamo dire che in tutta la sua vita Franco Marini è stato sinceramente democratico, europeista e occidentale e che lo è stato nel profondo, mai occasionale, mai superficiale, mai solo per dovere di schieramento. In tutto e per tutto era un uomo dello Stato e delle istituzioni.
Franco Marini ed io siamo stati molto amici. A tutti e due piacevano i grandi valori, la politica e la vita. Un’amicizia speciale, di quelle che si incontrano raramente. Se ne è andato, anche lui colpito dalla tragedia che sta togliendo la vita a tanti italiani.
Oggi noi lo ricordiamo per quella grande persona che è stato, ma sono certo che lui avrebbe voluto che lo ricordassimo anche come uno dei nostri 90.000 morti per la terribile epidemia del Covid.
La vita politica gli ha dato grandi soddisfazioni.
Più volte l’ho sentito ricordare, con quel suo bel sorriso così comunicativo, che le nazioni crescono solo se sanno accompagnare la freschezza dei più giovani all’esperienza dei più vecchi. La parola rottamazione non era nel suo vocabolario, e all’improvvisazione e all’avventura preferiva l’esperienza e la cultura. Le parole che lui amava e usava molto erano diverse, erano lavoro, comunità, scuola, solidarietà.
Credo che il Senato non lo dimenticherà”. Così il senatore del Pd Luigi Zanda ha ricordato nell’aula del Senato la figura di Franco Marini recentemente scomparso.