Mentre una parte del Paese s`interroga sul destino che ci riserverà lo spegnersi della crisi e immagina uno scenario che dovrà trarci da questa lunga e complessa deriva, la fantasia televisiva sta preparando, negli Stati Uniti, un format ideato per inaugurare una generale rifondazione del «bene di viver bene»! A questa prospettiva – di cui andrà valutato il reale fondamento, ma che già offre un`idea di quali redenzioni potrebbe nutrirsi il futuro intrattenimento della Tv – da qualche settimana si è aggiunta un`ipotesi risolutiva: «vendere la Rai», per consegnarla a un sistema senza troppi vincoli (a cominciare dal canone) magari annullando quel che resta dí un Servizio pubblico non di rado scivolato in un più andante, per dir così, mezzo servizio. La Rai ha subito rivendicato la qualità e l`impegno civile dell`azienda, la rimonta dei primati d`ascolto, nonostante il condizionamento pubblicitario, e la scoperta che, nientemeno, è aumentato il numero degli spettatori. Le avrebbe giovato, pare, soprattutto la ‘politica’ della fiction nei programmi della generalista Rail. E ciò mentre ristagna la depressione prodotta dal crollo della pubblicità nella carta stampata, all`origine di una precarietà sempre più incline a cercare nell`online i propri risarcimenti.
Ci si domanda perché, con queste premesse, dovrebbero prevalere le ragioni per «vendere la Rai» lasciando la stampa ai suoi problemi: un`incongruenza che, persistendo, nel primo caso si scontrerebbe con un bene da dover pienamente riconquistare e garantire attraverso una Tv fatta di sobrietà e intelligenza, coraggio e responsabilità, pluralismo e indipendenza, nel quadro di un sistema rigorosamente espresso dalla politica, e quindi dal Parlamento, non secondo i metodi indebiti dei partiti in vena di inframmettenze divenute quasi fiscali nel lungo tempo concesso a invadenze, e poteri, mai drasticamente revocati. Tale materia già da oggi dovrà stare in una risoluta agenda di governo, scevra da subitanee e radicali soluzioni neo-liberiste; ciò perché un Paese intero chiede alla mano pubblica il rispetto dei suoi adempimenti e delle sue responsabilità; specie se fosse davvero in gioco un patrimonio nazionale di esperienze e testimonianze, civili e culturali, non liquidabile per far tornare altri conti. Quanto al confronto con la Grecia è tecnicamente improprio perché implica la diversità, e quindi la distinzione, dei problemi; e tuttavia non ci esime dal reclamare, con la nostra, la solidarietà del continente. Obama ha appena detto che da questa crisi o si esce insieme – Stati Uniti ed Europa – o si resta, insieme, nel guado. Per fortuna non è un`ipotesi, ma una diagnosi, un progetto e un impegno.

Ne Parlano